Vinum Æsinum

Tacciono ordinati i filari e strisciano
a ingentilir tra castelli i colli æsini;
al sole consacrano i pampini
cornucopie madide
d’agosto.

Dal grembo di Semele traboccò
alla stirpe umana
e vivido il pensiero tempra
per vibrar d’annose arpe
le corde.

Mesceva i vasi dei simposi,
gorgogliò ciarliero in salotti,
il vetro tinge di spogli caffè;
effimera è nell’io
cagion di gaudio.

Adduce dovizie e certezze offusca
l’inchiostro delle Scritture;
coll’olio effigia nell’opere grandi
nobiltà e affanno.
Strascichi annoda d’istanti
trangugiati già dalle brocche
delle virtù.

Coi vizi macchia le mense dei re
inebriando esangui membra
che glorie magne divorano
a lume di varchi
e fugaci salti.

Le valli decanta
quiescenti.