Esche di Andrea Fiorito Corrimano edizioni

La fila incessante di taxi gialli come cavi elettrici in La leggenda del re pescatore di T. Gilliam. Le innumeri versioni della stessa canzone pescate da Il lungo addio di R. Altman. Le lunghe camminate degli studenti tra i corridoi in Elephant di G. Van Sant. I fiocchi di neve che separano le scene in Cuori di A. Resnais. Un ruolo simile lo giocano in questa opera di Andrea Fiorito le prostitute. Sono il tessuto connettivo. Sono il materiale di base. Prostitute, passeggiatrici, ragazze di vita. Eccetera. Esche. Sono superfici opache, pani scorrevoli, luoghi frequentati eppure semiinaccessibili. Puntelli negli spazi vuoti, come quelle opere d’arte informale costituite da uno spago legato a chiodi in pareti nude. I personaggi che in Esche raccontano o parlano tra loro sono “fissati” con le esperienze vissute insieme alla prostitute. Sono la loro distrazione. Da cosa? Le hanno in mente come certi collezionisti di Diabolik che restano incantati dai primi piani a colori delle ragazze sul retro delle copertine e poi perdono il filo delle storie in bianco e nero del fumetto. Gli uomini che ricordano o aspettano o incontrano le prostitute sono raccolti intorno a questo chiodo fisso. Confabulare è un verbo chiave. Le prostitute sono oggetti fantastici, un’occasione, per certi amici (o qualcosa del genere) a un passo dalle sabbie mobili dell’inespressività, per scucire qualcosa di sé, come si svuota un bicchiere.

Andrea Fiorito è nato a Alessandria. Laureato al DAMS di Bologna, vive a Roma. Esche è il suo primo libro.