L’antropologo

Come può una storia che ha per protagonisti scheletri e mummie non risultare macabra, ma anzi piacevole ed appassionante? Succede attraverso il mestiere dell’antropologo. È lui che ci porta quasi a contatto con i nostri antenati, ma con discrezione, restando in disparte rispetto alla scena, come una voce narrante fuori campo. I resti degli uomini che vissero prima di noi diventano così finestre sul passato: ci fanno scoprire vita ed abitudini, normalità e segreti di gente che non c’è più e che non può più parlare con la propria voce. Cosicché in questo libro ci vengono aperti alcuni spiragli sulla nostra storia. Sono venti racconti brevi, in ciascuno dei quali l’analisi dei “macabri resti” e delle loro tracce, divenute flebili, dispiega verità inaspettate: come morì il banchiere Roberto Calvi? In che modo vivevano gli abitanti di Ercolano prima dell’eruzione del 79 d.C., cosa mangiavano, di che s’ammalavano, come si curavano? E l’Uomo del ghiaccio perché aveva il corpo coperto di tatuaggi e mangiava funghi tossici? In questa macchina del tempo ci accompagna l’antropologo Luigi Capasso, che nelle pagine del libro – ricordando alcuni suoi incarichi di lavoro – ce li narra come se fossero avventure non solo scientifiche, ma anche emotive, scoperte del cuore oltre che della mente. Ed il viaggio si spinge indietro nel tempo, da quello recente della santa francese Leonie Martin, a quello di quasi due milioni di anni degli australopitechi sudafricani; un viaggio che sconfina anche attraverso lo spazio, dall’eroe nazionale libanese fino ai più antichi abitanti del Giappone. E la narrazione non è solo scritta, ma anche per immagini: le vignette della designer Maria Chiara Capasso sono come istantanee scattate dal finestrino di questa macchina del tempo.

Luigi Capasso, medico chirurgo specialista in ortopedia, ha iniziato la sua carriera di antropologo nel 1980 a Firenze. Dal 1992 ha diretto il Servizio Nazionale di Antropologia del Ministero dei Beni Culturali a Roma e dal 2000 è Professore ordinario di Antropologia nell’Università di Chieti e Pescara. Ha studiato scheletri e mummie di migliaia di uomini antichi e fossili, con particolare attenzione all’analisi delle tracce di malattie e alle applicazioni sia archeologiche sia – soprattutto – forensi. Ha insegnato antropologia nelle università di Firenze, Napoli, Granada e Chieti. Ha pubblicato alcune centinaia di articoli scientifici e numerosi volumi, oltre al Trattato Italiano di Antropologia (S.E.U. – Roma, 2017). È stato presidente della Associazione Antropologica Italiana ed ha fondato (1997) e dirige il Museo universitario di Chieti. Dal 1991 al 2005 ha collaborato alla pagina scientifica de Il Corriere della Sera. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, anche internazionali, fra cui il Premio Internazionale Città di Palermo per la Saggistica Antropologica (2000) e la Bi-annual Gold Medal for Medical Anthropology del Royal Institute of Anthropology di Londra (2004).