Gentile passeggero, per un transito adeguato su quest’autobus ti è chiesto di chiudere gli occhi e di porti all’ascolto.
Non ti stupisca quanto ti verrà rivelato man mano: è normale una certa resistenza; confida solo nelle istruzioni che seguono e vedrai che si tratta soltanto di una difficoltà iniziale.
Sono racconti con velleità di romanzo o viceversa? E conta davvero porsi oggi il problema del genere? Se è vero che il fantastico racconta della realtà, quest’opera conduce il lettore a riconoscersi e a identificarsi proprio nella frantumazione del reale e non solo per il destino della dimensione umana che lo attende, ma anche perché si scopre partecipe come tutti dell’incessante invidia per la Sfera. Un libro che come una soglia deve essere attraversato mentre ci si allontana dall’Ego in una transustanziazione dall’essere uomo all’essere umano. Senza accorgersene, il lettore viene spinto nel vuoto e lasciato precipitare,
mantenendo però la certezza di un luogo di atterraggio, di una guida luminosa che nemmeno il buio prebiblico riuscirebbe a spegnere.
Per chi | Questo libro è per chi ama confrontarsi con le ambiguità del reale e le sue contraddizioni; per chi sceglie di non giudicare il Bene e il Male; per chi si lascia sorprendere dall’immaginifico incontro tra intreccio e lingua.
Antonio Famà | Sono nato a Catania nel 1974. Il mio approccio alla scrittura è avvenuto in un corridoio che non esiste più. Avevo tre anni e mio padre mi regalò dei colori. Qualcuno sorride ancora al ricordo delle “patate sbadiglianti” che feci germogliare sulla carta da parati. Dal 2002 insegno, e continuo a imparare, Inglese.