Maria e le altre

Un popolo non (r)esiste se non riesce a stabilire un rapporto duraturo e consapevole con il proprio passato. Non vi è identità senza memoria. I popoli non sono solo materia, amori, sofferenze: sono ricordo, racconto, consegna ai posteri della propria storia. Nella nuova fatica di Luciana Melon vi è la consapevolezza che il tempo non gioca a favore del popolo della diaspora, anzi, offusca e rimuove la memoria collettiva. Se non lo fermiamo sulla carta, il passato andrà perso e non vi sarà più traccia del popolo istriano, di quello andato e di quello rimasto. Le storie raccolte rappresentano un mosaico “al femminile” con tasselli che inducono il lettore alla riflessione. Ma ha ancora un senso scrivere di esodo, di ideologie, paure, confini? Sì, ma non per alimentare divisione e odio, bensì per dare giustizia a “Maria e le altre” che si sono trovate in un periodo storico difficile e che hanno pagato duramente le loro scelte. Sia un monito, questo libro, a chi con faciloneria soffia sul fuoco dei vari “ismi” e sia un viatico alle nuove generazioni affinché non vi siano più “Maria e le altre” declinate nella sofferenza del nuovo Millennio.