Non invecchieremo mai di Luciano Odorisio
Luciano Odorisio prende il tempo, beffardo e crudele, e lo ferma qui, sotto i nostri occhi, in queste pagine, come il fotogramma di un film. E ce lo racconta con fine sguardo cinematografico, lui che alla settima arte ha dedicato gran parte della sua vita. Con uno stile musicale e piacevolmente “sghembo”, ci trasporta dentro un mondo bizzarro, popolato (soprattutto nella prima parte del libro) da bandidos, cowboys poco credibili, cavalli impazziti avvolti da polvere e fango, ’mbriachi, gnoccolone con cosce e sise eccessive e registi eccentrici. Interessanti aneddoti cinematografici finiscono sempre per incrociare i ricordi della sua infanzia, comici quanto commoventi. Incontriamo personaggi singolari, macchiette che racchiudono l’anima schietta e verace della vita di provincia, protagonisti di una commedia abruzzese tutta da ridere. E ancora, figure da neorealismo accuratamente descritte, catapultate in contesti immaginari: verità e illusione s’incontrano in un gioco difficile da decifrare, ma che importa, il bello è proprio questo sconfinare nell’onirico, come accade nell’ultimo racconto, Calda Notte. Nove racconti dove l’autore cerca di dare spessore al ricordo, dilatandolo, cercando di restituire intensità a ciò che nella memoria sbiadisce.
Non si può dimenticare. Se si dimentica si muore.
Luciano Odorisio nasce a Chieti. Giovanissimo, parte per Roma, dove si forma professionalmente, come Ghost writer per diversi sceneggiatori e aiuto-regista, debutta presto come regista nei documentari. Il suo primo lungometraggio, Educatore autorizzato (1980), vince il Premio Rizzoli come “Migliore Opera Prima 1980”, poi dirige Sciopèn (1982), con Michele Placido, Adalberto M. Merli, Giuliana De Sio al suo esordio, Anna Bonaiuto, Tino Schirinzi, Guido Celano, vincendo il Leone d’oro a Venezia come “Migliore opera prima o seconda”, il Primo Premio al Festival internazionale del cinema di San Sebastián, il Globo d’oro Stampa Estera, ed altri riconoscimenti internazionali, e una Maschera d’Argento a Tino Schirinzi come miglior attore non protagonista. Seguono poi Magic Moments con Stefania Sandrelli, che vede il debutto di Sergio Castellitto, Rodolfo Laganà, Paola Tiziana Cruciani, e La monaca di Monza, che ricostruisce la vera storia di suor Virginia de Leyva e che segna un altro debutto, Alessandro Gassmann. Ritrae di nuovo l’ambiente di provincia nel film Via Paradiso (1988), con Michele Placido e Ángela Molina e Guido Celano. Con “Ne parliamo lunedì”, Elena S. Ricci e Andrea Roncato, la protagonista vince il David di Donatello come migliore attrice dell’anno. Nel 2004 con Guardiani delle nuvole, (film con Alessandro Gassmann, Franco Nero, Anna Galiena, Claudia Gerini, Leo Gullo a, Sergio Assisi), vince il Cairo International Film Festival. Al cinema alterna la televisione con fiction di grande impatto emotivo come “Mio Figlio” con Lando Buzzanca e “Pupetta” con Manuela Arcuri, Tony Musante, Ben Gazzara, Luigi De Filippo. Il 2 febbraio 2016 gli viene conferita dall’Università di Chieti l’Ordine della Minerva per aver saputo raccontare la provincia italiana nelle sue contraddizioni e velleità, tenendo a mente la grande lezione di Pietro Germi e tratteggiando una galleria di personaggi che ricordano i beffardi ritratti di Gogol e Cechov. Il suo blog s’intitola “Note di Sciopèn”.