Nove racconti da venti centesimi. Fratelli, amici e qualche sirena d’acqua dolce
Ernest Hemingway diceva che “si possono scrivere eccellenti romanzi con parole da venti dollari, ma c’è più merito a scriverli con parole da venti centesimi”. Per il suo ritorno alla forma del racconto, Bernazzani sembra partire proprio da lì, dalla lezione del grande maestro americano – facendo della semplicità il filo rosso che lega l’intera raccolta. Niente vampiri o serial killer, dunque, ma piuttosto operai con l’hobby della viticoltura, cameriere nei self-service, muratori a giornata, tennisti della domenica e ancora quartieri popolari ai tempi della lira, locali notturni semiclandestini e la provincia emiliana tra Parma e Piacenza fino al limite col genovese. Personaggi semplici, quindi, ma tutt’altro che “facili” o minori. Magari solo un po’ più vulnerabili, un po’ più esposti quando poi succede qualcosa che l’autore decide di indagare – almeno fino a un certo punto. Perché, come suggerisce Andrés Neuman, scrivere un racconto significa saper mantenere un segreto.