Storie per sere senza tivvù di Alfonso Angrisani Laura Capone Editore

L’opera in questione è una scorribanda fra le dimensioni spaziali e interiori che accomunano tutti coloro che vivono in una grande metropoli. C’è la città, praticamente a sfondo di ogni racconto, una città fatta di quartieri, mai omogenea nelle sue localizzazioni, e ci sono le persone e le “cose” che fanno il vivere in città, cose in senso ampio, materiali, immateriali, cose anche come sensazioni che puoi toccare e con cui ti ci puoi ferire. Un filo rosso attraversa lo snodo di questi racconti: la difficoltà a volte palese, altre volte rivestita d’ironia e di comicità, che caratterizza il vivere dell’essere umano urbanizzato, questa versione dell’homo sapiens sapiens passato troppo presto dalla foresta alla giungla d’asfalto, calato nelle strettoie di ritmi e tecnologie che lo hanno trasformato in una sorta di vagabondo (anche quando è ricco e apparentemente benestante) in perenne ricerca di senso e di se stesso: un evoluto insapiens, per ossimoro.

Alfonso Angrisani nasce a Bari, anno 1962, e vive a Roma. Avvocato non praticante lavora presso una società che si occupa di servizi telematici. Da sempre appassionato di scrittura, dal 1997 inizia a collezionare partecipazioni e ottimi risultati a concorsi nazionali di poesia e prosa. Nel 2015 è primo classificato al Premio “Viva gli anziani”, per la sez. racconti, indetto dalla Comunità di S. Egidio. Nel 2016 pubblica il libro di poesie “Placor”, risultato vincitore al Premio “voci” indetto dall’IPLAC nel 2017. È socio dell’Istituto per la Cultura – IPLAC, nonché dell’Associazione Igea, per conto della quale scrive articoli di carattere sociale sulla Rivista “Igea news”.