Tempus Fugit
“Tempus fugit” è il titolo del primo di questi nove racconti, ma “amico mio” è un vocativo rivolto direttamente al lettore, quasi a far da monito ricordandogli quanto l’affermazione precedente sia un dato di fatto ineluttabile e inconfutabile. Anche se le vicende qui narrate hanno una connotazione spazio-temporale precisa, spesso con datazione certa dei fatti, le lancette del kronossi alternano continuamente con quelle del kairos: il tempo della riflessione, dell’incontro dentro di sé; il tempo che ci prendiamo per apprendere da ciò che accade, per prendere nuove strade, per scegliere; il tempo interiore, sempre presente, a cui basta accedere, che tuttavia può sembrare inaccessibile, inesplorabile; un tempo in cui tutto sembra poter rallentare quando invece fuori tutto accelera.