Un omaggio alla Sicilia con la mente e con il cuore

Per una siciliana doc che dedica un omaggio alla Sicilia il cuore è indispensabile. Cerco qualcosa da dire sul bisogno di aggiungere al cuore la mente. Appartengo alla generazione che ha declassato – necessariamente, forse, per affrontare il problema di un diffuso analfabetismo – i dialetti per sostituirli con la lingua italiana che doveva essere imparata e mai più dimenticata. Per questo motivo io non ho mai parlato il dialetto siciliano. Avendo letto, per una serie di circostanze, una prima e una seconda favola di Giuseppe Pitrè, mi sono resa conto di quanto questo sia stato scatenante di ricordi, di pensieri che hanno trovato la forma di due racconti liberamente tratti da Pitrè. Da questo la necessità di azzardare una traduzione in dialetto siciliano per chiudere il cerchio. In maniera tanto inaspettata quanto fluida è sgorgata (da vecchia innamorata dell’Etna mi viene il termine svummicau) una scrittura dialettale che non immaginavo di possedere. “L’hai appreso attraverso il latte che ti ha dato tua mamma!” mi ha detto un poeta.