Contemporanea
La spiaggia su cui vado è uguale
non ci sono alghe o conchiglie
solo cocci e vetri di bottiglie
e in fondo non è poi troppo male
I sorrisi – quelli da ospedale
che ho imparato nelle guerriglie –
i rimpianti – che ho alle caviglie
d’un benessere dittatoriale –
li abbandono gettandoli dietro,
come sabbia trascinata dal vento,
come foglie d’un ramo spezzato
vado scalzo sui cocci di vetro,
sono rabbia di antico lamento,
sono scabbia d’un tempo malato.