Riflessione (in un sonetto capovolto)
E ti levi su paesaggi perduti
intimità che specchia stagioni,
e ritorni inquietando ragioni
al rosario dei giorni compiuti.
I rimpianti negli anni più acuti
comprendi al timore dei tuoni,
come bimbo i propositi buoni
giurati nascosto in angoli muti.
Sei campo che devasta tempesta,
se lo scroscio concede una sosta
disperi quale raccolto ti resta!
Così al dubbio che si manifesta
illude il vuoto la sola risposta
nel domani che lento s’appresta.
Scuoti i pensieri, anima mesta,
soffri la pena come una crosta
quando sul viso tenace funesta!
Già senti che speranza s’arresta,
quasi avessi giocato ogni posta
avvilisci in tratti d’ombra molesta.
Più non ritrovi però l’hai avuti
giorni ben forti di convinzioni,
sfumati al pari delle canzoni
accenno di accordi incompiuti.
Fa che il passo dei passi vissuti
ancora emozioni di sue emozioni;
una voce dia voce a quei toni
dove il tempo pare tempo rifiuti.