Viola

La bellezza di certe conoscenze
sta nella casualità
o in quelli che diciamo incontri fortuiti
pioggerelle inaspettate
che mitigano le asprezze atmosferiche.
Io non so delle tue storie
tu delle mie altrettanto
eppoi bugie finzioni sospetti dubbi
tutti inventati da noi
manie di grandezze giovanili.
E’ bello sbalordire e restare sbalorditi
solo di chi ne ha passate
o si appresta a passarne
finiremo per interessarci.
Chi nulla ha alle spalle è appena morto
o si appresta ad andarsene.
La tua provenienza semibuia
fascinosa per nuvole e sereni alle spalle
dorme nelle mie mani.
La tua forza è negli occhi immensi
che mi piegono dove vogliono
già suddiviso in un quarto di foglio
aspetto le tue rivelazioni minute
e i frenetici giri di penna.
Sentendomi una specie di bucato
ti ho detto “Stendimi sulla spina.
Esponimi alla corrente.Quando sarò asciutto
mi potrai usare e frizionare”.
Così abbiamo preso a stare
senza una casa e senza una pietra davanti
senza una pergola e un fiore
neppure due gradini
che di solito immettono sul pianerottolo.
Ho visto gente appollaiata sopra
buttata verso camini monumentali
per il piacere d’essere vicina al cielo
gente che condivideva con le cicogne
che dove arrivano piazzano nidi sproporzionati
gente che scopava e la faceva in alto
che spruzzava enormi quantità.
Dall’alto anche noi spregiudicati
carezzandoci ci potremo raccontare.
Io,per esempio, ho vicende lunghe
non mi è bastato ammorbidirle e stirarle
perchè rimbalzano.
Le mie vicende e le tue
segnate da lunghe stagioni
in cui non pioveva e non lampeggiava
neppure per scherzo scendeva una goccia
e tutto era arido come alle porte del Sinai.
Eppure,nei tuoi luoghi lontani
qualcosa doveva succedere
la speranza si situa dove non è vista
dove non s’immagina.
La tua fortuna contro il mio quotidiano
che nulla ha dei soggiorni itineranti.
Adesso il dito proteso
verso le tue terre
o verso quelli che sono i tuoi vissuti
è uguale a un colpo di genio
per un miracolo mi coinvolge.
Che bello la tua vicinanza per i miei spostamenti
la tua carne per i miei bollori
il buco per l’affondo
i capelli da spettinare
il collo da allungare
le braccia per nascondersi
il cuore per condividere il battito
l’attrito al bagno
dove magari non si è facilitati
la testa da prendere con le mani
e farsi un guanciale.