Con passi giapponesi di Patrizia Cavalli edizioni Einaudi

In queste pagine, troppo a lungo rimaste inedite per distrazione editoriale dell’autrice, è scritta la storia morale parallela, a rovescio, che ha accompagnato per decenni l’opera di uno dei maggiori poeti contemporanei. Non propriamente narrativa né saggistica, o le due cose insieme, la genialità analitica e visionaria, percettiva e sintattica che qui sorprende il lettore non ha precedenti nella letteratura italiana del Novecento, se non forse nella prosa di Roberto Longhi, Elsa Morante, Goffredo Parise. Si tratta comunque piú di parziali affinità che di derivazione: perché in ogni suo capitolo, ognuno a modo suo e con stile diverso, in frammenti autobiografici, parabole aneddotiche, ritratti e microfilosofie dell’amore, dell’invidia o dell’estasi sensoriale, Con passi giapponesi ubbidisce a un solo comandamento: «Devo capire». Se la poesia, come ha detto qualcuno, è la sola scienza possibile di quanto nella vita non si dà altra scienza, queste prose di poeta rivelano capacità figurative, speculative e satiriche che nei libri di versi erano comparse solo occasionalmente e soprattutto in poemetti memorabili come La Guardiana, Aria pubblica, La patria, La maestà barbarica. Fin dal primo testo che dà il titolo al volume, chi legge si trova a contemplare un mondo comico-tragico, labirintico fino alla vertigine, in cui entrano in scena passioni senza esito e disperati, coattivi manierismi sociali in cui la vita si dissangua fingendo se stessa.
Alfonso Berardinelli

Patrizia Cavalli è nata a Todi e vive a Roma. Le sue ultime raccolte presso Einaudi sono: Poesie 1974-1992 (1992), Sempre aperto teatro (1999); Pigre divinità e pigra sorte (2006); Datura (2013). Con passi giapponesi è il suo primo libro di prose. Fra le sue traduzioni: Anfitrione di Molière e il Sogno di una notte d’estate di Shakespeare. Insieme a Diana Tejera ha pubblicato un libro e un cd di canzoni intitolato Al cuore fa bene far le scale (Voland 2012).