La controra (tra i vicoli del Borgo)

Tutto si tace. Il pomeriggio è stanco,
l’afrore stagionale un po’ malsano.
In ogni vico, tra sacro e profano,
stanno madonne sole a un muro bianco.
Un uomo passa quieto; mi sta a fianco
mentre la fame tende la sua mano.
Un altro sbava, corre e parla vano
e me ne vado, non mi volto. Manco.
Che sarà mai un folle come tanti?
– mi fingo in un sorriso melodie –
e poi coi soldi non si cambia il mondo.
Così si dice. Intanto tremo; e affondo
a corpo morto le certezze mie.
Ritorno all’uomo quieto, a nuovi canti:
̶ Che pensi di un buon Chianti?
C’è un posto qui vicino che a controra
apre per noi; ed è la mia dimora.