Nel cor di Maremma
Su’l dorso aspro di balze e sassi ardenti ove il sudor dell’uom temprò la sorte, serba la terra il canto delle porte
che schiuse al sol metalli rilucenti.
D’antichi versi ancor son vive lenti, scolpite in bronzo e in pietra fino a morte, ché voce e storia fan d’un suol più forte memorie e ingegni a mille fiamme intenti.
Qui Dante udì del foco la favella,
nel soffio amaro d’un’ardente foce,
e scolpì l’ombra in rima alta e novella.
Or chi t’ascolta e legge il tuo veloce
tra fiamme e suoni d’eco sì ribella
l’ardor che in Cielo innalza la tua croce.